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Meditazioni

Il terzo giorno

Vangelo secondo Giovanni 2:1-4

[1] Tre giorni dopo ci fu un matrimonio in Cana di Galilea, e la madre di Gesù era là. [2] Anche Gesù fu invitato con i suoi discepoli al matrimonio. [3] Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». [4] Gesù le disse: «Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta».

“Tre giorni dopo”. Dopo cosa?

Il capitolo primo del Vangelo di Giovanni presenta una serie di episodi successivi al prologo che iniziano a rivelare progressivamente la persona e l’opera di Cristo. Tre giorni dopo questi avvenimenti, si svolse un matrimonio. La madre di Gesù era presente, e anche Gesù vi partecipò insieme ai suoi discepoli.

Quando venne a mancare il vino, Maria si rivolse a Gesù. La sua osservazione poteva avere diverse implicazioni: senza vino non ci sarebbe stato il compimento del matrimonio, poiché il calice di vino benedetto simboleggiava l’unione e la consacrazione della coppia a Dio. Ma Gesù rispose con fermezza, rivelando che Maria non comprendeva ancora i tempi della Sua rivelazione.

Cristo non agisce per compiacere la volontà umana, neppure quella di Sua madre, ma per adempiere il piano divino. Egli non compie il miracolo direttamente, bensì comanda ai servitori di riempire le giare d’acqua. In questo modo il segno nasce dall’ubbidienza alla Sua parola e non da un gesto spettacolare. Il miracolo rimane velato, senza che Gesù si ponga al centro dell’attenzione: l’acqua diventa vino nel silenzio dell’ubbidienza.

I servitori, senza discutere, eseguono un ordine apparentemente insensato: offrire acqua al maestro di tavola, rischiando rimprovero. Eppure, proprio nella loro fiducia, si manifesta la fede: “La fede viene dall’udire, e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo” (Romani 10:17).

Maria non poté replicare alla risposta di Gesù. Anche lei doveva imparare che i tempi di Dio non si affrettano con la presunzione umana. La vera conoscenza nasce dal nutrirsi della Parola e riconoscere l’opera di Dio nei Suoi tempi.

Il “terzo giorno” nel Vangelo di Giovanni è una chiara allusione alla risurrezione. Dopo tre giorni Gesù avrebbe vinto la morte, inaugurando un nuovo patto sigillato non con acqua, ma con il vino della vita eterna. Il miracolo di Cana diventa così un’anticipazione: dall’acqua, segno di fragilità e insufficienza umana, nasce il vino, simbolo della gioia, della pienezza e della vita che Cristo dona.

Il parallelo con Marco 1 è significativo: lì non troviamo la madre di Gesù a suggerire cosa fare, ma un Figlio obbediente soltanto al Padre. Gesù insegna con autorità nella sinagoga, e persino gli spiriti immondi riconoscono la Sua identità, gridando: «Io so chi sei: il Santo di Dio!». Ma Egli li zittisce: non erano i tempi stabiliti per la piena rivelazione del Cristo.

Così comprendiamo il senso profondo della risposta: «Che c’è fra me e te?». Tra la rivelazione di Cristo e le attese umane corre una distanza che solo la fede può colmare. I tempi della manifestazione di Dio sono perfetti e non possono essere né anticipati né manipolati.

Oggi, in obbedienza alla Parola e nella fede, siamo invitati a partecipare al banchetto eterno. Cristo, risorto il terzo giorno, ha trasformato l’acqua della nostra condizione mortale nel vino della vita eterna. La Chiesa, Sua sposa, è chiamata a bere da quel calice e a suggellare l’alleanza con lo Sposo celeste.

Dio ci benedica. Shalom.

The Christian Broadcasting Network

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